Madelyn Renée
Cantante d'Opera

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Rassegna Stampa

“La rivelazione, e si dice in senso stretto, è invece Madelyn Monti.

Nota come soprano di melodramma, qui sfoggia una serie di qualità che quasi nessun soprano, per quanto eccelso, possiede: “ironia” è un termine sintetico ma vago per definirle.

Premettiamo non essere per lei il concerto da camera un ripiego: ella possiede voce intensa, di bel timbro, vibrante e omogenea lungo la gamma. Immaginate una bellissima donna che fa ingresso vestita (non travestita) da soubrette anni ‘20, gonna con ampio spacco, abito nero retto da spalline e punta sul pubblico occhi che da profondi diventano maliziosi. Immaginatela sceneggiare, quasi più danzando che recitando, elegantissimamente, il testo che va cantando.

Ciò è difficilissimo. giacché la caratteristica di tutti i pezzi eseguiti, tutti non per nulla dovuti ad autori “illustri”, è nello straniamento fra un testo finto-Kitsch o caricatural-sentimentale, e una musica di apparenza seria, se non classica.

Ma essa mima, caricaturando a sua volta in modo più sottile, con goffaggini, enfasi, citazioni. Ciò vale per i cosiddetti Brettl-Lieder di Schönberg basati su di un fittissimo tessuto armonico e melodia che, non ne conoscessi il testo, ti sembrerebbero un Hugo Wolf da salotto guglielmino.

Così i Cabaret-Songs di Britten, su versi, talora troppo pretensiosi, di Auden. Così, naturalmente, per il (finto) meraviglioso Je te veux di Satie, un Valzer. È una lezione. La Monti non ricorre a nessun trucco “teatrale” per superare difficoltà vocali, canta impeccabilmente e con timbri seducenti; ma inserisce sempre un qualche sovrappiù, un accento troppo enfatico o troppo sentimentale, una strizzata d’occhi ideale durante l’espressione di un pathos torbido o focoso, a sottolineare il “distacco”, suo d’interprete, nostro per dovere storico, dal e del contesto musica-poesia.

Inutile dire che nelle tre lingue sfoggia una dizione da dama del gran mondo. Che si sia reincarnata Edith Sitwell?”
Paolo Isotta Corriere della Sera

“Un concerto, originariamente eseguitosi a Torino per la stagione del «Lingotto» e offerto ai milanesi dal Banco San Paolo al Teatro Lirico vale a rivelare, non potendosi più far conto sulla grande Rajna Kabaivanskaja, chi ne può degnamente raccogliere la fiaccola. Costruito su misura per il soprano Madelyn Monti con un programma snobisticamente understated, fatto di pezzi leggeri o che leggeri appaiono, pare tutto volgere verso uno dei bis: il famoso Valzer.

La Monti lo canta raccogliendo tutta la voce come idealmente in un sol fiato, e quasi creando un sol timbro rispetto agli archi che ne raddoppiano la melodia: l’ethos della quale assorbe e trasfigura le parole. Rara prova di musicalità, tecnica del fiato, fraseggio, bellezza del timbro.

La tecnica, immagino la Monti se la sia conquistata con molto studio: lo stesso timbro in parte ne discende; ed ella supera lo scoglio del cosiddetto “passaggio” con una sicurezza che ulteriormente lo testimonia. Programmi antologici, quand’anche unitari per soggetto esterno, sono per un artista particolarmente pericolosi. Ella deve indossare caratteristiche tecniche ed espressive come un vestito e subito dispogliarsene. Lo stesso ethos di intima commozione proviene dalla Giuditta, altro capolavoro di Franz Lehár, ed è Meine Lippen, sie küßen so heiss. Ma la bellissima Madelyn possiede, com’è noto, strepitose qualità e comiche e ironiche, congiunte a una dizione, precisa come di rado si riscontra, in almeno cinque lingue. Già lo mostra l’Aria di sortita della Vedova, della quale ella possiede peraltro appieno le physique. Eccola dunque lanciarsi nei freddi virtuosismi offenbachiani di Ah, que j’aime les militaires della Grande-Duchesse de Gerolstein o in quelli scintillanti come falsi gioielli della Czarda dal Pipistrello di Strauss, ovvero in quella successione di gags che è l’Aria dell’ubriachezza dalla Périchole di Offenbach. È questo un tipico bis, e come tale fa parte del beauty case dei più grandi soprani: non può credersi quanto varie e spiritose ne siano le tradizioni interpretative.

Qui sembrerebbe l’attrice prevalesse sulla musicista: ma i tempi promanano di quest’ultima, con virtuosismo registico nelle esitazioni, nei ritardi, nei precipizi, autorevole al punto da consentire al soprano di dirigere il direttore d’orchestra. Subjecit subjecto, costui, come il giovane Cesare caldamente accolto in Bitinia dal re Nicomede.”
Paolo IsottaCorriera della Sera

“Il soprano americano Madelyn Renée, sposata Monti, vincitrice di un Concorso “Pavarotti” a Filadelfia, “doppio” di Elena Mauti Nunziata, ha sostenuto il ruolo di Sulamid ne “La regina di Saba” di Gildmark al teatro Regio, nel bel mezzo del ciclo delle dieci repliche previsto.

Ebbene, la cantante ha impressionato per la sicurezza dal gesto scenico aiutata, peraltro, da un fisico da indossatrice e dalla dolcezza del bel volto. La sua voce, tipicamente lirica, ha scalato l’impervia tessitura di una impossibile partitura, raggiungendo i sovracuti con estrema naturalezza: vere schegge lucenti! I momenti delicati, affrontati con tenerezza e grazia, hanno messo in luce maliosi pianissimi e gradevoli smorzature per un timbro elegante e personale.

Pur in un ruolo non perfettamente aderente alle sue qualità vocali, Madelyn Monti ha superato brillantemente la prova grazie alla tecnica vocale e al forte temperamento, aiutata anche dal direttore Yuri Ahronovitch che ha richiesto dall’orchestra rilevanti suggestioni timbriche e intensi cromatismi per la gioia del pubblico che ha applaudito gli interpreti con calore, specialmente la Monti, accompagnata più volte alla ribalta dallo stesso direttore.”
Walter Baldasso – La Stampa

 “Alla capricciosa Musetta ha dato vita la bella Madelyn Renée che ha cantato con grande stile, dimostrando una spiccata personalità anche dal punto di vista scenico. Il geloso Marcello era l’incisivo baritono Thomas Hampton. Completavano il quartetto degli squattrinati amici l’ottimo baritono Roberto Servile (Schaunard) e l’efficace basso Armando Caforio (Colline), entrambi vincitori del Concorso Pavarotti di Philadelfia.  

D’impianto tradizionale la regia di Giancarlo Menotti, ripresa da Robert Carsen.”
Christina MaiL’Opera Magazine

 “Madelyn…è dotata di musicalità, intelligenza, gusto infallibile. Riesce persino a toccare, cosa rara in un cantante lirico, anche i tasti dell’ironia. Il difficile programma comprendeva Vivaldi («Il mio sposo, il mio amore, la mia speranza», ha intonato in apertura), Schubert, Debussy, Duparc e una bella carrellata di romanze italiane da salotto: Mascagni, Leoncavallo, Respighi, Davico, Catalani. Molti applausi e tre bis.”
M. C. – La Repubblica

“Madelyn Monti interpreta Giulietta con scaltra arte della seduzione”
Marlis Fichtner Welt am Sonntag

“Nei panni della cortigiana Giulietta, Madelyn Monti canta delle lusinghiere cantilene ed è seducente allo sguardo.”
Hans Hubert Schieffer – Rheinische Post

“…Più orientata al freddo principio della seduzione, la Giulietta di Madelyn Monti, nella cui voce si combinano toni di sensuale tentazione, è stata il pezzo forte…”
Hans G. Schürmann – Bonner Anzeigenblatt

“…la convincente e romantica Rose Maurrant di Madelyn Monti…”
Carmelo Di Gennaro – Il Sole 24 Ore

“…tuttavia non possiamo esimerci dal lodare le ottime prove offerte dall’affascinante Madelyn Monti, malinconicamente ispirata nel dar vita, con persuasività espressiva, al protagonistico personaggio di Rose Maurrant…”
Alessandro Mormile L’Opera Magazine

“Chi coglie con agilità la sfida è Madelyn Renée: bellezza matura, silhouette elegante, la sua Musetta, dalla voce fruttata è dapprima insolente, poi si conforma all’umiltà di Mimi: la sua conversione, così giusta, tocca in profondità
Bernard Grange – Journal de Génève

“Se maschio è Nucci, femminilissima nello splendore della sua voce è Madelyn Monti…”
Francesco Maria Colombo – Avvenire

“Esordio seducente per la piccante Alice di Madelyn Monti che ha ben guidato il delicato quartetto della comari…”
Angelo Foletto – La Repubblica

“…il cast che spazia da una focosa, vocalmente opulenta Elvira di Madelyn Monti… “
Robert Finn – Opera News

“Un timbro morbido, scuro e una interpretazione toccante”
Allan Kozinn – The New York Times

“La Contessa di Almaviva di Madelyn Monti contrasta bene con Susanna. La Monti canta con opulenza schiva, la fluidità di seta della sua voce trasmette la sua sofferenza, la sua dignità. È una performance di grande raffinatezza.”
Steve Barnes – Post Star, New York

“Madelyn Monti è stata brava come Contessa, ricevendo più applausi di tutti nella serata per uno struggente e finemente fraseggiato “Porgi amor” all’inizio del secondo atto.
Ron Emery – Albany Times Union

“La Monti, una voce splendida, ha cantato ‘Vissi d’arte’ da Tosca e ha offerto una ponderata, convincente interpretazione di ‘Ritorna vincitor’ da Aida, ma il pubblico l’ha accolta con maggior ardore dopo un’aria tratta da Giuditta, l’ultima operetta scritta da Lehár, un lavoro che essenzialmente ha messo la parola fine alla forma dell’operetta.  Tra i duetti c’è stata una meravigliosa rarità da L’amico Fritz di Mascagni. La performance più stupefacente, per la sua inaspettata freschezza, è stata l’interpretazione di Pavarotti e della Monti nella scena finale del primo atto di La Bohème”
Kenneth La Fave – The Arizona Republic

“E poi occorre ancora parlare della magnifica e affascinante cantante americana Madelyn Monti, finora non conosciuta in Francia… la bella bostoniana che ha interpretato Floria Tosca in tutti i grandi teatri ha una voce da soprano deliziosamente drammatico dimostrata non solo in ‘Vissi d’arte’, che rende sottolineandone il senso di tragico rimorso, ma in tutte le sfaccettature di questa donna a volte gelosa e frivola, ma alla fine appassionata e disperatamente ribelle. Se la tessitura è immensa (ma meno potente nelle note basse) il colore della voce magico, l’agilità della voce, gli acuti generosi, il fraseggio sensuale fanno di lei una ‘divissima’”
Michel Huvet – Le Bien Public

“Madelyn Monti è una protagonista splendidamente femminile che ha impegnato senza riserve la propria voce da soprano, dal gradevole timbro scuro, per ottenere una maggiore caratterizzazione del personaggio.”
Eva Pleus – L’Opera Magazine

Al suo debutto come Tosca, Madelyn Monti ha dimostrato di aver compreso il personaggio, affrontato dal soprano con vocalità decisa. La Monti possiede buona tecnica e buona intensità, omogenea nell’estensione e nelle messe di voce.
Roberto Del Nista – L’Opera Magazine

“Una delicata ma al tempo stesso efficace Madelyn Monti ha creato una sincera e genuina Santuzza.”
Loris Castrista – L’Opera Magazine

“…di singolare presenza scenica le due aristocratiche: imponente e avvenente è la marchesa di Berkenfield-Madelyn Renée…”.

Carmelita Celi – La Sicilia

 

“Madelyn Renée, nella parte della Marchesa di Berkenfield, già nella cavatina “Pour une femme de mon nom” manifestava le sue doti vocali dove linearità, semplicità e soprattutto chiarezza di dizione riuscivano a far emergere la simpatia del personaggio in tutta la sua viva umanità.”

Giovanni Pasqualino – Bellini news

 

“Nel ‘cameo’ della marchesa di Berkenfield il soprano americano Madelyn Renée, è risultato esilarante nella nobile caricatura e finalmente perfetta nella recitazione in francese; si è pure concessa un’aria di baule: “Ah que j’aime les militares” da La Grande Duchesse de Gerolstein di Offenbach.”

 Andrea Merli Impiccione viaggiatore

 

“Sicura del suo ruolo nella parte della Marchesa, il soprano americano Madelyn Renée, che ha anch’ella come Osborn, una pluridecennale carriera artistica di successo. “

 Francesco Giordano  globusmagazine

 

“Accanto ad un simile ‘mostro sacro’ il resto della compagnia di canto ha dato il meglio di sé; da Madelyn Renée (la Marchesa di Berkenfield) a Luca Galli (Sulpice); da Francesco Palmieri (Hortensius) a Ernesto Tomasini, ben disimpegnatosi nel ruolo, qui en travesti, della duchessa di Krakenthorp.”

Dario Miozzi – www.rivistamusica.com 

 

“Madelyn Renée una simpatica Marchesa di Berkenfield…”

Silvana La Porta Sicilymag

 

“Madelyn Renée-Marchesa di Berkenfield (la migliore pronuncia francese in scena)”

Natalia Di Bartolo – operaeopera

 

La fille du régiment - Madelyn Renée
La fille du régiment – Madelyn Renée

 

La fille du régiment - Madelyn Renée
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La fille du régiment - Madelyn Renée
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La fille du régiment - Madelyn Renée
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